Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/51

Da Wikisource.

- 39 -


umana: dappoichè di questa immensa quantità di uomini che mi sta innanzi, è certo che neppure uno vivrà più fra cent’anni. Ma Artabano gli rispose: Il corso della vita umana è sottoposto a molte miserie ben peggiori di questa. Poiché non c’è uomo del mondo nato a così felice destino, che, nonostante la brevità del nostro vivere, non sia ripetutamente indotto a presceglier la morte. Le disgrazie che ci perseguitano, i morbi che ci tormentano, ci fanno parere lunghissima una vita effettivamente assai breve; e però la morte suole affacciarsi agli uomini come il più desiderabile dei refugi, quando vogliamo sottrarci alle calamità delta vita. E se di tanto in tanto i Numi ci accordano qualche momento felice, nel più bello del godimento mostrano d’invidiarcelo.

47. Alle quali parole cosi replicava il re: Sia pure (né lo contrasto) che le condizioni della vita umana procedano veramente come tu dici: ma lasciamo di occuparci di ciò; e non pensiamo ai mali, in un momento che ne ridondano tutti i beni desiderabili. Vorrei piuttosto che mi sapessi dir questo: Dato che quella notturna visione non ti fosse così chiaramente comparsa; persisteresti tu sempre nella tua primitiva sentenza, esortandomi tuttavia a non proseguire l’impresa ellenica, o avresti per avventura cambiata idea? E Artabano a lui: Quella visione, o mio re, che mi apparve nel sonno, abbia pure quell’esito che è desiderato da entrambi. Ma contuttociò io mi sento sempre l’animo pieno di gran timore, e la ragione quasi mi si smarrisce, molte cose considerando, e due in particolar modo, le quali mi sembrano avversissime ai tuoi interessi.