Pagina:Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse.djvu/470

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Noi non ci nascondiamo, terminando, che questo capitolo dell’opera nostra spiacerà grandemente a tutti coloro di cui tende ad incagliare le abitudini e la professione di giuocatori di borsa.

Gli uni ci accuseranno di scrupolo morale ed economico; gli altri d’assoluta ignoranza de’ progressi della scienza; di esser seguace d’idee pregiudicate e retrograde; di severità eccessiva; di avversione allo spirito d’associazione; di contradizione, in fine, a quelle dottrine di vero progresso, tratto tratto bandite nel corso dell’opera nostra.

I moderatori delle Borse che partecipano all’aggiotaggio ci chiameranno nemico della libertà commerciale, e forse minacceranno di non voler sottoporre i capitali loro a tali vincoli.

Quanto a questa minaccia, confortiamo i governi a non ispaventarsene; perchè, sempre quando offrano speculazioni convenienti, nelle quali siavi fondata lusinga di lucro, i capitali accorreranno solleciti, e si rassegneranno a qualsivoglia vincolo che non tocchi alla sorgente vera del lucro medesimo, com’è appunto il caso.

Rispetto alle imputazioni fatteci, noi ci rassegniamo a sopportarle, sebben convinti di non meritarle; indifferenti come siamo a riuscire, o no, graditi a coloro cui cerchiamo anzi d’impedire ogni anche menoma azione ed autorità fra noi. — Chè il pensiero di potere, anche approssimativamente soltanto, riuscire in siffatto assunto, con immenso vantaggio morale della patria nostra, è ben largo compenso alla malavoglia, ed anche alle stesse contumelie che ci potrebbe fruttare questa parte dell’opera nostra.

CAPITOLO VIII.

Riepilogo e conclusione del discorso IV.

Volendo brevemente riepilogare ancora le cose dette in questo capo, come si è fatto de’ precedenti, onde trarne una conclusione di men dubbia applicazione, occorre osservare:

1.° Non poter isfuggire a chicchessia la necessità di stabilire