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Documento N.° XIII.


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LETTURE DI FAMIGLIA


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Lettera del conte Sauli, con nota relativa a diramazioni di strade ferrate nell’interno del Piemonte.


Amico carissimo,

Gli è già gran tempo che debbo e voglio scrivervi non già uno di quei vostri bellissimi letteroni (chè io non son da tanto), ma una semplice letteruccia di rendimento di grazie, un appicco a certe cose che avete detto voi. Né fu pigrizia s’io nol feci sinora; chè dall’accidia, come da qualsivoglia altro vizio capitale, mi vo schermendo il meglio che so e posso. Me ne fecero rimanere certi riguardini e certi rispetti che sono una vera calamità per noi animi ammaccati, intormentiti dalla memoria di fiere procelle e dalla lunga esperienza, avvezzi dai più verdi anni a sottoporre non solo le azioni, ma ben anche le parole, i sospiri e persino gli sguardi alla legge della più circospetta e della più meticulosa prudenza. Per amor della quale vi so dire che, se mi accade talvolta di aprir bocca, parlo a monosillabi o sole per non lasciare che infracidisca la lingua, ma col desiderio che nissuno dia retta a’ miei discorsi. Nè in ciò ho motivo di lamentarmi dei soliti miei circostanti, che per lo più interrompono il filo d’ogni mio ragionamento, anzi mi rendono il segnalato servizio di troncarlo sul bel principio, ogni volta che, per segreto istinto, credono d’indovinare ch’io stia per dire alcunché di sustanzievole; e così facendo, tornano a casa interi nelle loro opinioni, tali e quali, nè più nè meno, come erano al punto che in me s’incontrarono; ed anch’io da lor mi dilungo vuoto e leggiero dal peso d’ogni maniera di responsabilità. E me ne appago a maraviglia, chè non ambisco l’onore di essere aggregato al collegio dei Floridani, consiglieri gratuiti, che per qualsivoglia faccenda hanno una sentenza apparecchiata, la proferiscono e la sostengono imperterriti con quanto fiato hanno in corpo, guidati alla fiducia d’incerto lume, e mossi sempre da rette intenzioni.