Pagina:Dialogo della salute.djvu/18

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N.
— È mia perchè essa stessa mi rappresenta in sè la sicurezza di poter o mangiandone soddisfar la mia fame, o usandone in altro modo provvedere in futuro ai miei bisogni.
R.
— E se usatone una volta la cosa non ti serve più, ci tieni ancora a dir che è tua?
N.
— No certamente.
R.
— Dunque è tuo ciò che t’è caro e t’è caro ciò che potrà in futuro soddisfare un tuo bisogno.
N.
— Precisamente.
R.
— Tuo è ciò di cui non puoi fare a meno. Ma se tu non ne puoi fare a meno, non tu le hai in tua potestà, ma esse hanno te, e tu dipendi da loro che non puoi sussister senza di loro. E le persone care non forse allo stesso modo ti sono necessarie e tu sei necessario a loro, ma il vostro amore non c’è chi lo possa saziare — nè baci, nè amplessi, nè quante altre dimostrazioni l’amore inventi vi possono compenetrare più l’uno dell’altro? Ma sempre vi tiene un eguale bisogno vicendevole. Così ogni cosa è nostra solo perchè ne abbiamo bisogno, solo perchè ne usiamo; e mai abbiamo usato così delle cose della vita, da non desiderare alcuna cosa, ma d’aver la nostra vita in noi. Perchè non possediamo mai la nostra vita, l’aspettiamo dal futuro, la cerchiamo dalle cose che ci sono care perchè «contengono per noi il futuro», per essere anche in futuro vuoti in ogni presente e volgerci ancora avidamente alle cose