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a stabilire tale un esercito ed un’armata da mandarne vinto e scornato qualunque invasore.

In tutte le nostre terre del nord ci crescono i fanti: corrono i cavalieri dall’Italia meridionale: bersaglieri ed artiglieri, emuli ai bravi di Scozia, troviamo a josa negli Apennini, nelle cataste napolitane, e negli altri monti, nei quali l’uomo sortisce robusta la tempera, e l’occhio acuto si avvezza a far saggio delle distanze.

Or chiedi al mare il tributo. — Brulicano i marini sovr’esso l’enorme confine del nostro continente, e nel golfi che vantaggiano i nostri commerci. Di porti da guerra siam forniti a siffatta dovizia che ci mette innanzi ai Francesi, e ne pareggia ai Britanni: dico sovra tutti e Siracusa, e Napoli, e Ancona, e la Spezia, e Genova, e vorrei dire (se del grande affetto non mi tremasse la voce) vorrei dire Venezia.

Nè punto ci vengono meno i materiali da costruire e arredare i navigli. - Le bocche e le valli del Po sono opìme di canape: Agordo ci offre il rame: il ferro è largito dall’Elba; i pini dai boschi veneti e dalla Sardegna: e voi ben vel sapete, o Genovesi; voi che, usati alla dura scuola delle pescagioni marittime, quasi soli lottate coi ghiacci australi nei viaggi antartici del Perù e del Chilì. —

Da ultimo: rimane a vedere se l’erario della Confederazione valga a sopportare lo spendio delle truppe di terra e di mare che abbiam divisate.

Nel quale proposito sarebbe sufficiente avvertire Che la uniformità del governo militare aumenta la forza; e che di quanto la forza si aumenta per quella uniformità, di tanto può essere scemato il numero, e quinci il costo delle milizie.

Senza che: vi pare egli lecito il credere che l’Italia confederata, e ferma nel sistema doganale di che altri molto saviamente tenne discorso, — vi pare egli lecito il suspicare che l’Italia patirà penuria de’ danari che allo erario militare vogliono essere destinati?

Nelle Puglie, nella Sicilia, nel Piacentino, nel Milanese,