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— Non esistono, disse il curato, libri di verso eroico scritti in lingua castigliana più pregiati di questi, e possono stare in competenza co’ più illustri d’Italia: si custodiscano come le più preziose gioje poetiche che vanti la Spagna. Si stancò il curato di vedere altri libri, e senza far nuovi esami ordinò che tutti in fascio fossero abbruciati; ma il barbiere uno ne teneva aperto ch’era intitolato: Le lagrime d’Angelica1. Il curato vedendolo disse: “Lo avrei pianto se fosse stato per mio ordine dato alle fiamme, poichè il suo autore fu uno de’ più celebri poeti del mondo, non tanto nelle opere sue originali spagnuole, quanto nelle eccellenti sue traduzioni di alcune favole di Ovidio.

  1. Poema in dodici canti di Luigi Barahona de Soto, 1586.