Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/44

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34 don chisciotte.

personagli dovete dire, amico Sancio. — Oh! mancava anche questo altro rinfacciatore di bocaboli, soggiunse Sancio: seguiti pure ad emendarmi che non la finiremo mai più. — Dio non mi dia bene, rispose il baccelliere, se voi non siete il secondo personaggio di quella istoria: ed avvi taluno cui vanno a sangue i vostri ragionamenti anche più di quelli di ogn’altro ivi introdotto, tuttochè vi sia chi vi taccia di soverchia credulità nel tenere per vero il governo di quell’isola promessavi dal signor don Chisciotte qui presente. — Splende il sole per dar luce anche alle più riposte muraglie, disse don Chisciotte; e quando Sancio sarà avanzato in età, mercè la sperienza degli anni diverrà più accorto e più idoneo di quello che presentemente non sia per esercitare la carica di governatore. — Oh povero me! soggiunse Sancio, se non sapessi governare un’isola cogli anni che ho indosso, non ne sarei più capace se vivessi gli anni di Matusalemme: il male si è che questa benedetta isola è stata trattenuta non si sa dove, non già che manchi a me buona testa per governarla. — Rimettiti nel Signore, disse don Chisciotte, che fa tutto per lo bene e per lo meglio, non movendosi foglia di arbore senza il voler di Dio. — E questo è vero, disse Sansone, chè se Dio vorrà non mancheranno a Sancio mille isole da governare, non che una sola. — Ho veduto una qualche volta, disse Sancio, dei governatori che, a quanto mi pare, non valgono la suola delle mie scarpe, e con tutto ciò si rende loro ogni omaggio, e sono serviti in argento. — Questi tali, replicò Sansone, non sono già governatori d’isole, ma di altri più manuali governi; chi è destinato a reggere isole dee per lo meno sapere gramatica. — Di grama mi par di sapere qualcosa, ma di tica confesso che non me ne intendo punto nè poco; ma lasciando l’affare del governo nelle mani di Dio, il quale disporrà di me a suo beneplacito, soggiungo, signor baccelliere Sanson Carrasco, che mi piace moltissimo che l’autore dell’istoria abbia fatto menzione di me in maniera che le cose da lui narrate intorno alla mia persona non sieno tali da infastidire i lettori. Da vecchio cristiano che sono, e da buono scudiere vi giuro che se avesse colui detto cose di me meno che proprie ci avrebbero sentiti i sordi! — Questo sarebbe far miracoli, rispose Sansone. — Miracoli o non miracoli, rispose Sancio, guardi ognuno come parla e come scrive delle persone, e non dia di piglio alla penna per raccontare fantasticamente e a suo capriccio i fatti altrui. — Una delle accuse apposte a quella istoria, disse il baccelliere, si è che il suo autore vi ha inserita una novella intitolata il Curioso indiscreto, non perchè sia dispregevole e priva di buon senso, ma perchè mal si conviene in quel luogo, non avendo punto che fare colla storia di sua signoria il