Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/51

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capitolo iv. 41

— Sarà mio pensiero, disse Carrasco, che l’autore della istoria, se la ristamperà, non lasci d’inserirvi quant’ora ha detto il buon Sancio, chè sarà un notevole accrescimento di perfezione. — Evvi altro da emendar in questa leggenda, signor baccelliere? domandò don Chisciotte. — Debb’esservi sicuramente qualcosa, rispos’egli; non però più importante delle riferite. — E per ventura, disse don Chisciotte, promette l’autore anche una seconda parte? — Mai sì, rispose Sansone: dice però che finora non l’ha ritrovata, nè egli sa a cui volgersi per trovarla, e noi dubitiamo se uscirà o no alla luce del mondo; tanto più che alcuni vanno dicendo che non riuscirono mai buone le seconde parti: altri sostengono che quanto si è scritto di don Chisciotte già è abbastanza; e certi uomini poi di umore più gioviale che saturnino, dicono: vengano pure delle altre chisciottate; combatta don Chisciotte, e chiacchieri Sancio Panza, e avvengane ciò che piace, che noi saremo contenti. — E quale è lo scopo dell’autore? disse don Chisciotte. — Quale? rispose Sansone: tosto che egli trovi la storia che va cercando con intento animo, la darà alle stampe più colla speranza di farne guadagno che di acquistarne qualche lode. — In questo caso, disse Sancio, l’autore non guarda che al denaro e all’interesse; e sarà maraviglia che gli riesca cosa degna di lode, perchè non farà che imbastire e rimbastire, come il sarto alla vigilia della Pasqua: quelle fatture che si compongono in fretta, non riescono mai belle e perfette: oh badi bene il signor Moro o chi egli si sia, a quello che fa, chè io e ’l mio padrone gli potremmo dare sì abbondante materia di avventure e di successi varii fra loro da comporre non una sola seconda parte, ma cento; e badi il dabben uomo che noi non ce ne istiamo qui colle mani alla cintola, ma se ci verrà a ferrare il piede, si accorgerà da quale noi zoppicchiamo: quello poi che so dire si è che se il mio padrone si attenesse al mio consiglio, noi a quest’ora saremmo già in campagna a disfar nuove offese, e a raddrizzar torti, com’è lodevole costume di tutti i buoni cavalieri erranti„. Non avea Sancio finite appena queste parole, che Ronzinante mandò fuori un acuto nitrito, da cui trasse don Chisciotte felicissimo augurio, e deliberossi di uscir fuori un’altra volta in nuova campagna fra tre o quattro giorni. Partecipando al baccelliere la sua risoluzione, gli domandò consiglio per dove cominciare dovesse la sua prima giornata; ed egli rispose ch’era di avviso che se ne andasse alla volta del regno di Aragona e nella città di Saragozza, dove tra non molto doveva farsi una solennissima giostra per la festività di san Giorgo, nella quale avrebbe potuto acquistar fama sopra tutti i cavalieri aragonesi; e ciò sarebbe lo stesso come superare i cavalieri tutti

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