Pagina:Elogio funebre di Carlo Felice I di Savoia (Marongiu Nurra).djvu/3

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Speranza e timore quanto più muovono il cuor dell’uomo, tanto più lo dilatano e lo ristringono, a misura che l’una o l’altro gli opposti affetti ne regge: e se fia che l’evento disiato a quella risponda, giubilo tosto il comprende, laddove s’addolora e languisce quando a questo tien dietro la sorte temuta.

Tale lo stato era de’ nostri cuori pel giro di due lune. Caldi voti al Dio delle misericordie salivano accompagnati dalla gemebonda voce de’ Leviti (1) e de’ Monaci, de’ prodi Figli di Marte, degli Alunni di Temide e d’Astrea, e vieppiù del popolo che co’ suoi sospiri parea già quell’Angelo di conforto, che dovesse a gran possa sospendere il divin braccio ultore delle comuni colpe. Ma, oh Dio! qual fu egli mai il nostro disinganno? Il Cielo non esaudì i nostri prieghi pel fine che la passione dell’uomo si proponeva: e dispose nella grande ampiezza