Pagina:Eneide (Caro).djvu/218

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[670-694] libro iv. 177

670Questa tua miserabile sorella;
E se tu lo m’impetri, altro che morte
Forza non avrà mai ch’io me n’oblii.
     Queste e tali altre cose ella piangendo
Dicea con Anna, ed Anna al frigio duce
675Disse, ridisse, e riportò più volte
Or da l’una, or da l’altro, e tutte in vano;
Chè nè pianti nè preci nè querele
Punto lo muovon più. Gli ostano i fati,
E solo in ciò gli ha Dio chiuse l’orecchie;
680Benchè dolce e trattabile e benigno
Fusse nel resto. Come annosa e valida
Quercia, che sia ne l’Alpi esposta a Borea,
S’or da l’uno or da l’altro de’ suoi turbini
È combattuta, si scontorce e tituba,
685Stridono i rami e ’l suol di frondi spargesi,
E ’l tronco al monte infisso immoto e solido
Se ne sta sempre; e quanto sorge a l’aura
Con la sua cima, tanto in giù stendendosi
Se ne va con le barbe infino agl’inferi;
690Così da preci, e da querele assidue
Battuto duolsi il gran Troiano ed angesi,
E con la mente in sè raccolta e rigida,
Gitta indarno per lei sospiri e lagrime.
     La sfortunata Dido, poi che tronca

Caro. — 12. [435-450]