Pagina:Eneide (Caro).djvu/219

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178 l’eneide. [695-719]

695Si vide ogni speranza, spaventata
Dal suo fato, e di sè schiva e del sole.
Disiò di morire, e gran portenti
Di ciò presagio e fretta anco le fero.
Ella, mentre agli altari incensi e doni
700Offria devota (orribil cosa a dire!),
Vide avanti di sè con gli occhi suoi
Farsi lurido e negro ogni liquore,
E ’l puro vin cangiarsi in tetro sangue:
E ’l vide, e ’l tacque, e ’nfino a la sorella
705Lo tenne ascoso. Entro al suo regio albergo
Avea di marmo un bel delubro eretto,
E dedicato al suo marito antico.
Questo con molto studio, e molt’onore
Fu mai sempre da lei di bianchi velli
710E di festiva fronde ornato e cinto.
Quinci notturne voci udir le parve
Del suo caro Sichèo che la chiamasse;
E del suo tetto un solitario gufo
Molte fïate con lugubri accenti
715Fe di pianto una lunga querimonia.
Oltre a ciò, da l’antiche profezie,
Da pronostichi orrendi e spaventosi
De la vicina morte era ammonita.
Vedeasi Enea tutte le notti avanti


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