Pagina:Eneide (Caro).djvu/222

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[770-794] libro iv. 181

770In somma ogni suo arnese; chè la maga
Così m’impone, e vuol ch’ogni memoria,
Ogni segno di lui si spenga e pèra.
     Così detto, si tacque, e di pallore
Tutta si tinse. Non però s’avvide
775Anna, che sotto a’ nuovi sacrifici
Si celasse di lei morte sì fera:
Chè sì fero concetto non le venne,
E non temè che peggio l’avvenisse
Ch’in morte di Sichèo. Tosto fe dunque
780Quel ch’imposto le fu. Fatta la pira,
E d’ilici e di tede aride e scisse
Altamente composta, la regina
D’atre ghirlande e di funeste frondi
Ornar la fece intorno: indi le spoglie
785E la spada e l’effigie de l’amante
Sopra a giacer vi pose, ben secura
Di ciò che n’avverrebbe. Eran d’intorno
Gli altari eretti: era tra lor la maga
Scapigliata e discinta; e con un tuono
790Di voce formidabile invocava
Trecento deità, l’Erebo, il Cao,
Ecate con tre forme, e con tre facce
La vergine Dïana. Avea già sparse
Le finte acque d’averno, e i suffumigi


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