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24 TRATTATO

rompendosi; & si consuma poi maggior fatica, & tempo ad insegnarli; ne si ammaestra ancho così bene, come si faria col caveccione; & provandosi ciò si vederà l’effetto. Et non facendo come io dico, sarà poi necessario per reggerlo, & ritenerlo, adoperare briglie disperate, per la callosità fatta totalmente, & è si indormentata la gengiva, che alcuna volta non basta adoperare gli stampi dell’imboccatura di mule, & questo facendosi fuor di proposito, oltre che si dannifica il cavallo, non s’acquista ancho alcuno honore. Però à me pare, che non si debba mai ammaesrare cavallo giovane con false redine, parendomi anchor brutto, & male il procedere di coloro, che vedendo li cavalli essere divenuti di bocca duri, & con altri difetti, si mettono à sforzare la natura loro, ò sia debole ò habbia altro, ponendoli briglie mulesche, con camarra, barbocciale à bottone, cose tutte insieme per cavalli sfrenati, & spesso per più castigo, & ligamento il caveccione, che va fra le braccia. Io non dico già ciò per dir male di queste cose, ne men biasimarle anzi laudarle usate però a’ suoi tempi, ma ben lo dico, perche non vorrei che fussero adoperate per tal causa; & lasciando d’adoperare le false redine non occorrerà venire à tal bisogno, le quali solamente s’adoperano per corretione d’un caval fatto. Et operando in contrario si faria, che quando il cavallo fusse di sei anni per la maggior parte converria mutar la mano alle redine, volendolo tener sotto, acciò non andasse col mustaccio à terra, & non la cambiando tira poi tanto, che quasi trae il braccio dal corpo, & ciò occorre per non reggersi il cavaliere con scientia: ma fare come hoggidì si vede da molti essere fatto una gran parte delle cose alla cieca; perche non all’honore, ma alla particolare utilità solo si pensa. Questi tali sono tanto ciechi, che si presumono perdere cedendo al vero, havendo la persuasione del sapere in loro più forza, che ragione; io credo pur ancho, che dopo il fatto conoscono il suo errore: ma tanta, & tale è la loro persuasione del sapere, che più tosto fan patire il cavallo, che mai vogliono, che si creda che da loro tutto ciò, che si puote nell’essercizio della cavaleria non sia stato inteso, & fatto con buone, & fondate ragioni, usando ancho essi ogni studio, perche si tenga per certo, che quel cavallo non sia mai stato da altro, che da carretta. Egli è ben vero, che appo gli huomini, non di ciò periti, viene il suo intento ad effetto, ma presso gl’intelligenti sono tenuti per inscienti persuasivi; massimamente volendo eglino difendere con copia di menzogne il falso; perilche meritano appresso quelli, che nelle tenebre dell’ignoranza, & dell’errore sono involti, laude, & honore, come suoi buoni discepoli, ma appresso quelli, della vera, & buona intelligenza biasmo, & vergogna. Et ritornando io al mio antedetto proposito delle false redine, con isperientia dico, che per altro non sono sfrenate le mule, salvo che per portarle del continuo come si sà attaccate alla briglia, & all’arcione; onde perciò esse hanno si incallita, & dormentata la gengiva da queste, che il più delle volte è forza porle imboccatura terribile. Et quantunque sia ella potente gagliarda, & disperata, nondimeno quando esse hanno alle volte paura, & che all’hora bisogna reggerle