Pagina:Garibaldi e Medici.djvu/34

Da Wikisource.

— 32 —

fu al pittore ripetuto l’ordine di scendere e provvedere, avvalorandolo però di pia numerosa scorta. Questa buona disposizione alla riuscita, decise il Comune ad aprire una colletta allo scopo di fornire ai richiedenti il denaro necessario alle loro provviste, che furono soddisfatte all’istante con viveri, scarpe e cappotti, il tutto comprato nel paese stesso a pronti contanti.

Discretamente così riavutisi e forniti del bisognevole, pattugliarono e scorrazzarono per alcuni giorni in Val Cavarnia, nei Comuni di Dongo, di Menaggio e Gorlasca, nei quali erano stati assicurati avrebbero trovato appoggio e seguaci.

Quando il prode Colonnello s’accorse d’esser stato solleticato e spinto ad impresa disperata, colla sola certezza di compromettere quelle popolazioni, senza recare alcun utile alla santa causa dell’agognata libertà, raccolse e guidò la sua Legione sul monte Lucio e di là, dopo varie giornate di vana aspettativa di miglior indirizzo ai loro conati, riguadagnò la Svizzera.

Fu questa la colonna che, delle tre spedite sul territorio Lombardo a spalleggiare l’iniziata insurrezione, ebbe più lunga vita; senza aver mai potuto seriamente misurarsi col nemico che, padrone del lago, non aveva mai a buon conto posto piede a terra.

Furono in tal guisa sfruttati con iscapito della causa santa, il buon volere, l’abnegazione, il già sperimentato valore di una colonna di patriotti veramente degni del loro già conosciuto e provato Condottiero.

Da tale infelice risultato si constatò: che le assicurazioni di già scoppiata rivolta di tutte le valli lombarde, fatte dall’irrequieto Agitatore e suoi consiglieri, per animare i ben volenti a spiegarvi la sua bandiera, erano in gran parte infondate, erano cioè l’effetto dei generosi sogni di una mente in buona fede sovreccitata.

Ora dirò brevemente delle altre due colonne:

La seconda (il cui comando era stato affidato cumulativamente al generale D’Apice ed allo Svizzero generale Arcioni), forte di 400 uomini, in gran parte disertori dell’Austria, fu contemporaneamente alla prima, dal Comitato dell’emigrazione italiana, indirizzata a favorire in Valle Intelvi l’opera del