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Ardente al corso e vigoroso cerca,
E giovane il destrier. Vecchio il rigetta,
Nè lasciarti sedur, benchè famoso
Sia per vinte battaglie, o a patria vanti
200Micene, o Epiro, e non s’ei fosse ancora
Del destrier di Nettun divina prole.

     Ciò posto, allor che il solito s’appressa
Tempo de gli imenei, tutte le cure
Pongono in uso i provvidi custodi
205Il maschio ad impinguar, che de l’armento
A duce destinarono e marito;
A liquid’acque, erbe sugose e biada
Porgongli in copia, onde non egli al dolce
D’amor travaglio inabile soccomba,
210O da padre digiun nascano poi
Estenuati e senza forze i figli.
Ma per opposto di smagrir le madri
Studiano ad arte, ed allor quando il noto
Piacer le invoglia a gli amorosi assalti,
215Dai paschi le allontanano e dai fonti,
E spesso ancora affaticarle al corso
Sogliono e sotto il sol, mentre su l’aia
Batte le biade il contadino, e gitta
In faccia al vento le volanti paglie.
220E ciò perchè non di soverchio pingue