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245Muggito il ciel, le ingrate selve e i lidi
Rimbombando de l’arido Tanagro.
Questo per odio e per vendetta un tempo
Contro l’Inachia figlia orrido mostro
La gelosa incitò cruda Giunone.
250Tu lui però da le impregnate madri
Lungi discaccia; e al mezzodì, chè allora
Più molesto esser suol, cauto ritira
L’armento altrove, e a pascolarvi il guida
O ai primi raggi del nascente sole,
255O a l’apparir de le notturne stelle.

     Dopo del parto ogni pensiero e cura
A i vitelli rivolgesi; e da prima
Sovra la coscia con rovente ferro
S’imprime il marchio de la razza, e quelli
260Scelgonsi poi che vittima a gli altari
Son destinati o a propagar la mandra,
O sotto il giogo ad incallire il collo,
E i duri campi aprir: liberi gli altri
Su i verdi prati a pascolar sen vanno.

     265Tu quei però che ai rustici lavori
Formar vorrai, d’ammäestrar procura,
E di domare in giovinetta etade,
Finchè la docil’indole inesperta