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Ami al corso agitar, tua prima cura
295Sia l’avvezzare il giovane polledro
De l’armi il lampo e de le trombe il suono
Tranquillo a sostener; nè lui di ruote
Stridor spaventi, o l’agitar dei freni
Dentro le stalle; ed a la nota voce
300Del custode s’allegri, e il plauso goda
De la concava man che a lui la fronte
E il collo palpa accarezzando e il petto.
E a tutto questo accostumarlo è d’uopo
Slattato appena; e giovanetto pure
305Debole ancora, e di difese ignaro
Morbide funi al collo intorno e in bocca
Di morso invece a tollerare impari.
Ma poichè, il terzo già compiuto, ei giunge
L’anno quarto a toccar, cominci allora
310A sciorre il trotto rotëando in giro,
Indi con arte a regolati passi
Addestri il piè sonante, e inarchi, e snodi
Le gambe alterne e l’agil anca, e sembri
Costretto faticar; libero al corso
315Poi s’abbandoni, e per gli aperti campi,
Sciolto sul collo il fren, rapido voli,
L’orme segnando su la polve appena.
Così talor da l’iperboree spiagge
Scende aquilon fugandosi dinanzi