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625E loro porga, e citiso fiorito,
Ed erbe salse, onde maggior la sete
In lor si desta, e più bevendo gonfie
Han più le poppe, e da gli occulti sali
Un più grato sapor risente il latte.
630Molti vi sono che i crescenti figli
Da le madri allontanano, ed al muso
Pongon pungente ostacolo di ferro.
Quel latte che il pastor munge al mattino,
E ne l’ore del giorno a tarda notte
635Il guaglia e preme, e quello poi che munto
Ha ne la sera al tramontar del sole,
O a la cittade in candide fiscelle
Su l’alba il porta, o parcamente asperso
Di sale il serba pel futuro inverno.

     640Nè de le cure tue restino i cani
L’ultima, o la minor: di pingue siero
Lo spartan velocissimo, e il feroce
Molosso nutrirai. Finchè custodi
Saran questi a l’ovil, notturni ladri
645Temer non devi, o di voraci lupi
Insidïoso assalto, o che a le spalle
Stuol ti sorprenda di vaganti Iberi.
E con essi potrai sovente al corso
Gli onagri päurosi, e le orecchiute