Pagina:Georgiche.djvu/128

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650Lepri inseguire, e le veloci damme;
E co i latrati lor fuor de le macchie
I cignali stanar, e giù da i monti
Cacciar gridando ne la rete i cervi.

     D’ardere innoltre l’odoroso cedro
655Entro i presepii avverti, e l’atre bisce
Snidarne fuor col galbano fumoso.
Sovente avvien, che timida fuggendo
Dal chiaro giorno ne le immonde stalle
La velenosa vipera s’asconda;
660O che serpente a ricovrarsi avvezzo
De i tetti a l’ombra, insidïosa peste
De la greggia e de’ buoi, giacciavi occulto
In riposto covil: tu greve sasso,
O nodoso baston rapido afferra,
665E lui che n’esce minaccioso in vista,
Ed alza e gonfia sibilando il collo,
Percuoti e schiaccia: egli fuggendo il capo
Dai colpi asconderà, tu incalza e il batti
Finchè slombato e lacero le attorte
670Spire disciolga, dimenando appena
Con lento moto la strisciante coda.

     Ma ne le selve di Calabria un angue
Annidasi peggior: squammoso ha il tergo,