Pagina:Georgiche.djvu/8

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ancor fervida, abbian potuto ottener dall'artefice l'ultima mano, e quell'estremo grado di perfezione, che in lor si vanta ed ammira: sarà ciò, dico, verissimo, ma il maestoso quadro e patetico dell'arsa Troia, ma gli amori infelici dell'abbandonata Didone, e la pittura de' giuochi per l'esequie d'Anchise, e il sì famoso viaggio agli Elisi, e Pallante ed Evandro, Niso ed Eurialo, Lauso, Mesenzio e Camilla, e tanti altri oggetti ed immagini luminose, che ad ogni tratto s'incontrano in quel poema, destano sempre ed in tutti di lor natura una sì forte impressione, che l'animo appassionato e la sedotta immaginazion del lettore o non vede, o sorpassa que' pretesi difetti che risaltano appena al freddo esame del critico commentatore; dove all'opposto, è pur forza di confessarlo, tutto il prestigio ed il fascino di uno stile inimitabile e maraviglioso, tutte le grazie poetiche sparse e profuse con artificio sì giudicioso, e gli episodii bellissimi, e sì opportunamente introdotti non bastano nelle Georgiche a interessar di un soggetto, che in generale a dir poco, sia pregiudicio, o ragione, è indifferente a chi legge. Insom-