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760L’eccheggiante Taigete? Oh chi de l’Emo
Me ne le fresche valli a l’ombra opaca
Di quelle piante a riposar trasporta?

     Fortunato colui che de le cose
Le cagioni conobbe, e sotto ai piedi
765Ogni vano terror pose, e sprezzando
Il fato inesorabile tranquillo
Dorme al romor de l’Acheronte avaro.
E fortunato ancor chi puri mena
I giorni in mezzo ai boscherecci numi,
770E il buon vecchio Silvano, e le Napée,
E il capripede Pan cole ed onora.
Lui non desìo di consolari fasci,
Nè insana tenta ambizïon di scettro,
O porpora regal; lui rea non turba
775Civil discordia, che i fratelli infidi
Provoca a l’armi, o il congiurato Daco,
Che giù da l’Istro a guerreggiar discenda.
Non ei di Roma, o dei caduchi regni
Cura il destino, e di ricchezze, o inopia,
780Nè invidia il rode, nè pietà l’attrista.
Quei che produce la spontanea terra,
Quei che dai rami pendono, ei raccoglie
Facili frutti; e in placido ritiro
E le pubbliche tavole, e le dure