Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/109

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98 dafni e cloe

Quant’ero io più felice in servitù, che non sono in questa mal acquistata franchezza! Allora vedev’io la Cloe, allora sempre meco; ora Lapo me l’ha rapita, e vassene. Oimè! che questa notte dormirà seco: ed io mi sto qui a bere e festeggiare. Dolente me, spergiuro me, che tante volte ho giurato invano e per Pane, e per le capre, e per le Ninfe! Mentre che così il giovinetto si lamentava, Gnatone, che nell’uscir del giardino gli avea tenuto dietro, e nascostosi di dentro fra certe nocciuole, senza esser veduto lo vedeva e sentiva, non prima attinse la cagione del suo rammarichio, che pensando ciò dover esser buona occasione a rappattumarsi con esso lui, presi subitamente certi galuppi d’Astilo: Oltre, disse a Driante, conducine al colle di Lapo; e Driante guidandoli per traietti e smozzature di strade, attraversando loro innanzi tanto, che appunto nel metter la fanciulla in casa li vennero a rincontrare; ed allora Gnatone, fatto alto, mise i suoi galuppi in battaglia: e perciocchè vide tra quei mascalzoni certi visi burberi, con certe chiaverine e certi spuntoni rugginosi, a guisa d’avveduto capitano, postosi nel ritroguardo per salvezza della sua persona, con animose parole mise lor coraggio a combattere. Così dato dentro, e sbaragliato nel primo incontro lo stuolo de’ contadini, primieramente ricoverarono la preda; poscia a guisa di micci bastonandoli li misero in volta. In questo Gnatone si mosse, ed imbizzarritosi tutto si spinse con la sua peccia avanti; e come quello, che dopo la vittoria disegnava il trionfo: Ah! compagni, venìa gridando, la campagna è nostra: pigliatemi Lapo; e legatelo, che ne lo meni prigione. Ma ciò non venne lor fatto, perciocchè Lapo vista la mala parata, avanzando tempo, se n’era fuggito per non capitare in mano de’ nemici. Fatta questa fazione, mosse Gnatone il campo verso l’alloggiamento per rinfrescarlo; e perciocchè, sendo già notte, non credeva d’essere a tempo alla cena per far carnaggio, tra via diede lor a sacco un pollaio; ed arrivato trovò, che Dionisofane dormiva, e Dafni, che non pur vegghiava, ma che a piè del giardino ancora