Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/38

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ragionamento i. 27

altro predare, o danneggiare, comecchè piangendo, gridando, e la Cloe per nome chiamando n’andasse, al mar lo condussero; e tosto sciolto il cavo, e dato de’ remi in acqua, si tirarono in alto.

Seguito il caso di poco, eccoti venir la Cloe con le sue pecorelle, la qual portava seco per donare al suo Dafni una sampogna nuova; e perciocchè non era del tutto compita, la veniva per via incerando, intonando, e facendo i soliti cenni della sua venuta. Giunta a capo la piaggia, tostochè vide le capre scompigliate, e sentì la voce di Dafni, che tuttavia la chiamava, abbandonate le pecore, e buttata la sampogna per terra, corse per aiuto a Dorcone, il quale trovò che giaceva innanzi alla rimessa delle sue vacche, lasciato da’ corsari tutto infranto dalle percosse, già vicino a morte per molto sangue che gli era uscito; ma egli, veggendo la Cloe, e preso dall’amoroso caldo alquanto di spirito, così le disse: Cloe mia cara, io di qui a poco sarò morto: qui son venuti i corsari a prendere i miei buoi, e per volerli io difendere, gli spietati, a guisa di bue, m’hanno bastonato e concio come tu vedi. Ora attendi come tu abbi a riscattar Dafni, vendicar me, e rovinar loro. Io ho talmente le mie vacche ammaestrate, che sono a tutti i cenni della mia sampogna ubbidienti, e vengono ad un suono di essa, purchè lo sentano, quantunque lontano si pascano. Prendila dunque e suona quel verso, che io insegnai a Dafni, e che tu poscia da Dafni apparasti; e quel che segue poi, tu lo vedrai. E questa sampogna, con che io sonando ho vinto tanti bifolchi, e tanti caprari, voglio che tua sia, e da te non voglio altro che un bacio avanti che io muora, e morto che sarò, che tu mi pianga: e quando vacche, o vaccaro vedrai, che di me tu ti ricordi. Dorcone così dicendo, e l’estremo bacio baciandola, le lasciò tra le labbra insieme col bacio la voce e l’anima. La Cloe, presa la sua sampogna, e postalasi a bocca, la sonò di tutto fiato, e le vacche sentendo il suono, e riconoscendo il cenno, tutte d’accordo mugghiando in mar si gittarono; e da quella banda donde saltarono il legno, e per lo soverchio peso,