Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/71

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garsi con quello indugio il piacer di vederlasi avanti. Era già la mensa sgombra di pane e di companatico, e sedendosi, e ragionando come si suole, gli dimandavano: come la fa Lamone? Come sta Mirtale? Beati loro, che hanno te per sovvenitore, e per sostegno della loro vecchiaia. Allegravasi Dafni di queste lodi per la presenza della Cloe; ma più s’allegrò egli quando lo forzarono a restar con esso loro per lo sacrifizio del giorno seguente; che per allegrezza che n’ebbe, poco men che non adorò loro invece di Bacco; e cavandosi della tasca i suoi bericuocoli, volle, che gli uccelli ch’avea presi, per la cena s’apparecchiassero. Venne il secondo bere, ed accesesi il secondo foco; e già fatta notte cenarono: e dopo molto favoleggiare, e molto cantare, sendo ora di dormire, la Cloe se n’andò a letto con la madre, e Dafni con Driante. Ma la fanciulla di nulla prendeva diletto, pensando, che ’l giorno di poi Dafni si partirebbe. Dafni si pigliava un piacer vano, parendogli un bel che di dormire col padre della Cloe; e la notte l’abbracciò, e baciò più volte, sognando d’abbracciare, e di baciar la Cloe. Fatto giorno si mise un gran freddo, con una borea, che ogni cosa bruciava; ed essi levatisi, sacrificarono a Bacco un montone d’un anno, e acceso il foco, lo preparavano per lo pranzo. In questo mentre, essendo la Nape occupata a fare il pane, e Driante a cuocere il montone, i giovinetti veggendoli infaccendati, se n’uscirono a piè del cortile alla grotta dell’ellera, e di nuovo tendendovi i lacci, e ponendovi i vergoni del vischio, molti uccelli pigliando, e molte volte baciandosi, così amorosamente ragionavano: Cloe, io son venuto qui per tuo amore. — Dafni, io lo so, e te ne ringrazio. — Per tuo amore ammazzo io questi poveri uccelli. — Ed io che farò per amor tuo? — Mi basta che tu ti ricordi di me. — Me ne ricordo tuttavia per le Ninfe, che altra volta io ti giurai. — Quando ci rivedremo noi insieme nella grotta? — Tosto che la neve sarà dileguata. — Oimè! che la neve è tanta, che mi dileguerò prima io. — Non dubitar, Dafni, che ’l sole è caldo. — Dio volesse, che fosse