Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/80

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ragionamento iii. 69

re innanzi: ma tu non guardare a questo: dalle pure del pungetto, come t’ho mostrato, e spingi tu innanzi da te, e non ti smagar del sangue, che rotto che tu avrai, da quindi innanzi farete sempre buona maggese: e quando ella sarà disposta a far questo lavoreccio teco, conducila a questo loco, acciocchè gridando non sia sentita, piangendo non sia veduta, insanguinandosi, a questa fonte si possa lavare. Ora va sicuramente: e quando tu avrai rotto il sodo alla Cloe, mi presterai poi qualch’opera a rinsolcar la mia maggese: e ricordati ch’io t’ho fatto bifolco innanzi alla Cloe. Mostro che egli ebbe Licenia questo misterio, come se la cercasse ancor dell’oca, per altra via se n’uscì della selva: e Dafni riandando ciò, ch’ella detto gli avea che facesse con la Cloe, per tenerezza di non guastarla, si rattenne da quel suo primo impeto d’assalirla con altro che col baciare, e con l’abbracciare. La griderà (diceva egli): adunque le farò io male. — La piangerà; per certo si dovrà dolere. — S’intriderà di sangue: non già, io non la ferirò, che le ferite sono quelle che fanno sangue. Così fatto proponimento di non voler da lei salvo che i soliti piaceri, si trasse fuor della selva: e giunto dove ella sedeva tessendo una sua ghirlandetta di viole, finse d’aver scampata l’oca dagli artigli dell’aquila; e recandosele in braccio, la baciò più volte a guisa ch’avea fatto con Licenia nell’amorosa dolcezza, parendogli di poter far fino a tanto senza pericolo; ed ella, presa la sua ghirlandetta, gliela pose in testa, e baciògli quegli suoi capelli ricciotti, dicendo ch’erano più belli che le viole; poscia trattosi della tasca un rocchio di fichi, e certi tozzi di pane, si posero a merenda; e mentre che l’uno masticava, l’altro gli rapiva il boccone di bocca: e così come due passerotti s’imboccavano. A questa guisa mangiando, e nel magnare amorosamente baciandosi, gittarono un tratto gli occhi al mare, e si videro navigar davanti una barca pescareccia. Era il mare in calma, e non tirava da niuna banda bava di vento, faceva mestiero ch’andassero a remi e remigando di forza, per avaccio condurre il pesce ch’a-