Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/96

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ragionamento iv. 85

Mirava Lamone con gran stupore, e con grandissimo affanno, tanta mortalità di fiori; e piangendo gridava: O rosario sconfitto, o giardin mio diserto, o giacinti, o narcissi, o malvagio, o spietato uomo, che tale oltraggio vi ha fatto, ed a tanta miseria mi ha condotto! Oimè! che verrà la primavera, e non fiorirete; verrà la state, e non vigorirete; sarà l’autunno, e nullo incoronerete. E tu, Bacco crudele, come non ti sei tu mosso a compassione di questi miseri fiori, tra’ quali tu soggiornavi, li quali tu vagheggiavi, de’ quali io tante ghirlande t’ho fatte? O giardin malarrivato, come ti mostrerò io al mio padrone? con che animo ti vedrà egli? O vecchio sfortunato! Questa è la volta, ch’egli ti fa impiccare a un di questi pini, come Marsia. Oimè! che forse farà impiccare ancor Dafni, pensando che ciò sia maleficio delle sue capre. In questo dire cominciando tutti di nuovo un dirottissimo pianto, con rammarichii e battimenti di mani, come se già morti si tenessero, perciocchè non più de’ fiori ma delle lor persone piangevano. Piangea la Cloe dogliosamente: Oimè! che m’impiccheranno il mio Dafni. E già, non che desiderasse la venuta del padrone, ma pregava che più non venisse: e stava tutto giorno in angustia ed amaritudine per paura del suo Dafni, che le pareva d’ora in ora vederlo scopare. La sera in su l’abbuiarsi eccoti Eudromo che torna, dicendo, che dopo tre giorni aspettassino il padron vecchio, e che ’l giovine suo figliuolo vi sarebbe il giorno seguente: per che tutti insieme ristringendosi a deliberar sopra quanto era avvenuto, chiamarono Eudromo per lor consigliero, il quale, come molto affezionato di Dafni, diede lor per consiglio, che conferissero prima il caso col padron giovine, con cui egli prometteva d’operarsi a beneficio loro, come quello, che per essersi seco allevato, gli parlava molto a fidanza, ed avea la sua grazia. Piacque loro il parere d’Eudromo, e la mattina seguente così fecero, perciocchè venne Astilo (così si chiamava il figliuolo del padrone), un giovinetto molto gentile, e menò seco il buffone di casa, che Gnatone si diceva, un uomo attempato, e con la barba di