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114 | gli sposi promessi - tomo i |
fossero molti tribolati come te, e in caso di spendere venticinque lire.»
«Ma bisogna che tu mi trovi un altro testimonio.»
«Bisogna che lo trovi io ah? io perché son più destro di te. Bene è trovato. Quel martoraccio di mio fratello Gervaso, farà quello che gli dirò io: basta che tu mi dia tanto ch’io gli possa pagar da bere; perché, a questo mondo, niente per niente: è un proverbio che 1 lo sa anche Gervaso, lo sanno anche quelli che non sanno dire il Credo.»
«È giusto» rispose Fermo, e levatosi 2 andò a pagare lo scotto, e quindi: «questo» disse, «per una pinta di vino, che verrà a bere Toni, quando vorrà,» e diede il prezzo. Uscirono quindi entrambi 3 pieni di speranza; Fermo avvisò il compagno che si tenesse pronto per l’indomani sull’imbrunire; gli raccomandò di nuovo il segreto, quindi si avviò alla casa di Lucia, e Tonio alla sua cantando ad alta voce, 4 come non aveva più fatto da molti mesi.
Ma in questo frattempo Agnese aveva penato in vano a persuadere Lucia. In tutto il tempo del desinare (il quale non era grazie a Dio più scarso dell’ordinario, perché tanto le donne, quando Fermo erano dei più agiati del contorno) e dopo quando le furono ritornate all’aspo, 5 Lucia 6 rispondeva sempre con un dilemma senza saperlo presentare in forma: «O si può fare,» diceva, «e perché non dirlo al padre Cristoforo? O non si può fare, e non si deve fare.» Non già che questo rifiuto non fosse più amaro a Lucia che lo proferiva che alla madre; ma Lucia non avrebbe voluto per nulla al mondo far contra la sua coscienza. «Abbiamo bisogno più che mai,» diceva «ancora dell’ajuto di Dio, e se facciamo ciò che non istà bene, come lo potremo sperare?» 7 Cosi spesero tutto quel tempo in argomentazioni; e uno 8 che 9 le avesse intese disputare, e tornar da capo ognuna a ripetere le stesse ragioni, avrebbe potuto credere che 10 la fosse controversia fra due dotti, piuttosto che disputa fra due donnicciuole.