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232 gli sposi promessi - tomo ii

parlavano fra di loro di ciò ch’ella aveva pensato, e allora chi l’avesse udita sgridarle 1 ferocemente, l’avrebbe creduta invasa d’uno zelo inconsiderato, e d’una staccatezza 2 indiscreta e anti-sociale. Talvolta invece predominava nell’animo suo l’orrore al chiostro, alle regole, alla disciplina, all’obbedienza, alla solitudine, a tutte quelle cose in mezzo delle quali ella si trovava per forza, e allora non solo ella sopportava la 3 svagatezza clamorosa delle sue allieve, ma la animava; si mesceva ai loro giuochi, e gli rendeva più liberi; entrava nei loro discorsi, e gli portava 4 al di là delle intenzioni con le quali esse gli avevano incominciati.

In queste agitazioni, in questo stato di guerra continua con se stessa, e con ogni cosa circostante ella passò i primi anni del chiostro, non senza qualche ritorno di divozione, e di regolarità temporaria, dal quale ricadeva ben presto nelle sue abitudini predominanti. Questa vita di noja e di contrasto era tanto penosa, 5 che, senza forse esserne ben conscia a se stessa, ella si trovava disposta ad abbracciare qualunque distrazione qualunque cangiamento di sensazioni fosse stato possibile. Ma la clausura, 6 le grate, le regole, la facevano camminare con una 7 regolarità esteriore; 8 i suoi pensieri soltanto vagavano in piena licenza; 9 ma non v’era occasione per concedere impunemente, o con lusinga d’impunità una simile licenza alle sue azioni. 10 Finalmente la sventura di Geltrude volle che l’occasione si presentasse; e Geltrude si portò in quella come 11 era 12 da temersi, e come diremo nel seguente capitolo.


  1. con zelo stizzito l’avrebbe stimata una
  2. Sottolinetura in lapis, e a margine: «Staccatezza?»
  3. indisciplinatezza
  4. [al di là] oltre la meta alla quale
  5. che qualunque distrazione, qualunque cangiamento
  6. la separazione
  7. apparente
  8. non lasc
  9. Che se una occasione le si fosse presentata per potere dar
  10. Geltrude finalmente ebbe la sventura di
  11. pote
  12. pur trop