Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/27

Da Wikisource.
xxiv

mia opinione di coloro soli che furono o sono ristoratori o sostenitor della lingua vera e pura italiana, e che in quella hanno scritto, o hanno inteso di scrivere1; ma nè di romanzieri, nè di autori di commedie moderni, io non mi son curato; perchè la lingua in che questi scrivono va del pari con quella del predetto Antipurismo lor campione; e i loro maestri sono stati ben frustati dal Baretti. Chi parla per lo pubblico bene, bisogna che parli libero, avvenga che può;

E lascia pur grattar dov’è la rogna.

Per la presente opera io mi aspetto gratitudine e buona memoria ne’ secoli futuri; e se allora io non potrò far difesa contro chi a torto biasimar la volesse, vi sarà qualche giusto e zelante che la piglierà per me.

  1. E se io mi sono arbitrato a correggerli, mi scusa il Bartoli: ,, Che se verranno a correggervi d’alcun vostro fallo di lingua, portativi dalla ragione, e non avrete a dir loro come Aristotele infermo a quel medico da zappatori, che gli ordinava di gran rimedii, senza dirgliene il perchè, Ne me cures ut bubulcum; prendetelo in grado, e rendetevi all’ammenda.