Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/249

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metallo. Oltra questi pendicei et putrei saxi, per quella divisione tra uno et l’altro, si dimonstrava intro essere tutto ardescente loco di foco pieno di ignite et volante scintille discurrente, et cane faville cadente (quali densissimi atomi negli radii solari) crepitanti per le fiamme fincto solertemente et uno ignito laco bulliente, et molti spiramenti extuarii per li saxi apparendo. Dalla parte antica uno scuro et cretamoso laco glaciale et rigidissimo dimonstrantise. Et dal lato dextro ancora uno crepidinoso et ruvido et muriceo monte era, et di colore sulphureo. Per il quale in diversi hiaticuli vomeva tetro et caliginoso fumo. Quale di materia repugnante al ingresso dill’activo foco, et immediate scaturiente una suppurata materia ignita. La quale vomitione dava vista di crepitare, o vero fare scloppo, quale vapore concreto diffusamente exalare coacto, et poscia negli fistulosi meati il ructo ritornare, et quella dimonstratione che uno loco non faceva l’altro loco ad indicare suppliva. In questo era una scabra ruptura cavamente inspeluncata cum crude grave et averne ombre. Nella quale fessura era impacto Tenaro cum una aenea porta ruvidamente exacta in questo arso et pumicoso saxo. Et quivi sotto questi cavernacei curvamini et crepidine trifauce Cerbero insomne sedente di pilatura nigerrimo et humecto, capitato di spaventosi serpi, di aspecto horrendo et terribile, cum grave afflato quelle metalline valve insopito explorabondo cum inconniva vigilia, in perpetua luce le pupule excubante. In questo horrendo et cuspidinoso littore et miserrimo sito dil algente et fetorifico laco, stava la saeviente Tesiphone efferata et crudele cum il viperino capillamento, in le meschine et miserrime anime, implacabilemente furibonda. Le quale cadevano catervamente nello aeternalmente rigidissimo laco giù dal ferreo ponte, et rotantise per le algente onde fugire properante il penoso et mortifero algore, pervenivano al frigidissimo littore. Et uscite infoelice et fugitive dala tartarea furia, per sopra una difficillima, laboriosa et salebricosa ripa, alla sinistra mano, fugivano citule cum le fauce aperte, et cum le ciglie depresse, et cum gli rubenti et lachrymosi ochii indicante clamori, stridore di fauce, et cum dolorosi pianti et guai. Le quale oppresse et di horrore una cum l’altra impulse, et inconculcantise giù nel frigidissimo averno et profundo, irruente praecipitavase. Et quelle che del praecipitio evadevano, nella scabra caverna se ricontravano in l’altra horribile furia di Megaera, et prohibiva che quelle in le volante fiamme non se praecipitasseron. Et coacte sopra lo incendioso ponte salivano. Tale penoso ordine iudicai essere da l’altra parte, perché la luctifica Alecto sorore dille due nominate di Acheronte filiole et dilla tetra Nocte, et essa era obstaculo et furialmente impediva, che l’alme deputate alle sempiterne flamme non obruesseron nel laco rigente. Ma ispaventate dalla horrenda furia salivano et esse, cum le altre obviantise, il biastemato ponte. Et cusì q