Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/307

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Gli quali redundavano gli fructi et flori cum non casure fronde, agli spectanti sensi summa cum iucunditate offerentise. Gli quali ancora non cum obliqui discoli, et intricati rami, contendevano, ma in diverse forme politulamente complexi. Non agli lunarii mutamenti subditi. Né all’impallidire di Phoebo subiecti, ma sempre obnoxii, cum tenella et suchiosa virentia, immutabilmente, et in uno medesimo stato, et producto duravano, et foecondo provento. Et per questa conditione similmente gli flori, et le odorigere herbuscule duravano. Dagli quali per tuto una inexperta fragrantia multo acceptissima diffusamente se diffundeva. Gli rosari poscia tanto più cum magiore gratia se praestavano, quanto erano più diverse, et a me invisitate sorte. Quivi florivano copiosamente le Damascene, Proenestine, Pentaphylle, Campane, Milesie, Rubente, Pestine, Trachivie, et Allabandice, et di tute nobile et laudatissime specie. Le quale dil suo odore suavissimo, et periucundo colore, et quam gratissimo flore, tra le virente fronde, perhenne servabile persistevano. Né più praesto una casitava, che l’altra succedeva. Le capse erano di faberrima arte expresse. La strissatione dille quale specularmente aemulavano in sé havere, et l’aire, et fronde, et gli flori, et foliatura dispensabonde. Sotto le opere topiarie, et pergule, le strate silicate erano di più excellente silicato di factura, che unque accessorio essere potesse nello ingegnio humano et cogitato. Ultra gli memorati aequalmente tripartiti prati. Una maxime magnifica determinatione, di egregio et spectando peristylio eustylo ventriculato bellissimamente clusorio circuiva in circunferentia obvallando. Il murulo dilla quale circinata columnatione, di nobilissima et ordinatamente et daedalice perplexa cancellatura era constructo. Intercalata dalle arule, servabile il solido sotto le base, opportunamente loricate cum