Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/367

Da Wikisource.

vedese, in la forma unica transformarse. Né più né meno, che la infoelice Biblis le sue lachryme sentite farle nel liquido fonte dille naiade Nymphe. Dunque morando io già nelle dulcissime flamme nun più vivo che mortuo sencia vivido pulso. Et da non impedito meato, da summa dulcitudine permitteva liberamente et exalare il spiritulo mio pensando che da Epilipsia, cum genu replicato cadendo fusce stato invaso. La pientissima Dea repente cum la diva vola lacunata, deposita la ostrea stringendo la intervallatura degli longiusculi digiti, dille salsule aque exhaurite divinamente supra nui humectando asperse. Non quale la indignabonda Diana, il sfortunato venatore imbrificò dilacerando a cani in belva vertite, ma sencia haesitare per lo opposito imbrefacto transmutando alle sacre Nymphe gratificabondo et amplexando. Né più praesto benignamente facto hebbe, et io di rore marino asperso et delibuto, che in me immediate excitati gli clarificati spiriti furono più intelligibili. Et sencia praestolatione se convertirono nel pristino stato li adusti et concremati membri et me senza fallire di digne qualitate ricentarme sentendo. Conobi veramente per assimile modo Eson rinovato non essere, né altramente in me regresso mi apparve, che alla optata luce il virbio Hippolyto revocato per grande precatione di Diana cum la herba glycyside ad la appetibile vita. Et a me affectuosamente le plebarie toge dalle assignate Nymphe exute, di candida et lautiuscula veste di novo me officiosamente vestirono. Et facti tranquillamente del nostro amoroso et corroborato stato securi, et iucundissimamente rifocillati consolabondi et di gaudio subitario et laetitia commoti et delibuti repente ne feceron cum mustei osculamenti, et cum linguario vibramine suavemente basiare et strictamente amplexare. Et cum simile modo l’uno et l’altro le iucunde et festose Nymphe, nel suo sacro collegio novo tirocinio et officio dilla foecunda natura recevendo nui tutte dulcicule lepidamente ne basiorono. Diqué la Dea genitrice, cum elegantissimo affamine, et placido colloquio et cum maiestale obtuto propitiata ratiocinando, et cum divino flato spirante geniale Balsamo dispensando cose illicite di propalatione et agli vulgari homini, non di relato effabile, dando opera diutine di stabilire, et di fermentare gli nostri accensi amori, et di unire unanimi gli nostri cori sotto alle sue fructuose et dolce legie cum extento aevo, et negli stabili et parili amori magnanimi essere ne fece. Et per tanto sempre pia di porgere et munificamente favore conferire et munimine ad omni occurrente perturbatione ultronea et largamente promisse, et in tale colloquio mitissima la gratia sua lepidissimamente conferendo. Advene dunque che uno viriato milite nell’aspecto divo giù per gli z iiii