Pagina:I Malavoglia.djvu/134

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sulla pancia, e i calzoni infilati negli stivali. — Voi potreste fargli un gran servigio a don Michele, col levargli davanti ’Ntoni Malavoglia, — tornò a dire Pizzuto a compare Tino, mentre costui per comprare un sigaro andava a cacciarsi nell’angolo più oscuro della botteguccia. — Gli rendereste un famoso servizio, e ve lo fareste amico per davvero!

— Magari! — sospirò Piedipapera, chè gli mancava il fiato quella sera, e non aggiunse altro.

Nella notte si udirono delle fucilate verso il Rotolo, e lungo tutta la spiaggia, che pareva la caccia alle quaglie. — Altro che quaglie! — mormoravano i pescatori rizzandosi sul letto ad ascoltare. — E’ son quaglie a due piedi, di quelle che portano lo zucchero e il caffè, e i fazzoletti di seta di contrabbando. Don Michele ier sera andava per le strade coi calzoni dentro gli stivali e la pistola sulla pancia!

Piedipapera stava nella bottega di Pizzuto a bere il bicchierino, prima dell’alba, che c’era ancora il lanternino davanti all’uscio; ma stavolta aveva la faccia di un cane che ha rotta la pentola; non diceva le solite barzellette, e domandava a questo e a quello cos’era stato quel diavolìo, e se si erano visti Rocco Spatu e Cinghialenta, e si sberrettava con don Michele, il quale aveva gli occhi gonfii e gli stivali polverosi, e voleva pagargli per forza il bicchierino. Ma don Michele era già stato all’osteria, dove la Santuzza gli diceva, mescendogliene di quel buono:

— Dove siete stato a rischiar la pelle, santo cristiano? Non lo sapete che se chiudete gli occhi voi, vi portate nella fossa anche degli altri?