Pagina:Il Bardo della Selva Nera.djvu/111

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canto sesto. 99

Di mio villaggio fo dimanda, e tutto
     Da’ barbari l’intendo per feroce
     395Rabbia, correa due giorni, arso e distrutto.
     Mi strinse il gel le vene a quella voce.
     Palpitando proseguo, e già condutto
     Mi son davanti al suol natìo. Veloce
     Raddoppio il passo, e m’apparisce, entrando
     400Spettacolo crudele e miserando.
Avean le fiamme intorno orribilmente
     Divorate le case, e su la scura
     Solitaria ruina alto un tacente
     Orror regnava e il lutto e la paura.
     405Irto i crini, e col cor che il danno sente
     Pria che lo vegga, alle paterne mura
     Tremante, ansante mi sospingo; ed arse
     Tutte le trovo, e al suol crollate e sparse.
Se’ tu fuggita in salvo, o sotto questa
     410Macerie orrenda, o madre mia, sei chiusa?
     Ecco il crudo pensier che alla funesta
     Vista mi corse nell’idea confusa.
     Gridai, gente cercai: tutto era mesta
     Solitudin. Tenea la circonfusa
     415Oste i colli imminenti, e non ardiva
     Uomo appressarsi alla deserta riva.