Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/351

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276 parte seconda

individuo, e lo fanno atto a compiere sulla Terra la parte, che gli è stata decretata dal Thien.

Tutto quel che accade nel mondo, tanto nell’ordine fisico quanto negli eventi umani, tanto nella vita del popolo quanto in quella della famiglia, o dell’individuo, è in forza di questo ming, di questi misteriosi Decreti celesti. «Non accade nulla quaggiù, dice Mencio, che non sia dal Cielo destinato che debba accadere».1 E la efficacia di questi ordini prestabiliti dalla Natura o dal Cielo dura perennemente: «Non c’è che il Thien-ming, la cui azione, «per quanto remota, non cessi mai».2 Questa potenza fa salire al trono i monarchi, o toglie loro la sovranità;3 nelle battaglie, decide della vittoria;4 stabilisce il termine della vita degli uomini,5 come inoltre genera le malattie;6 e può anche rendere inutili gli sforzi del saggio, il quale, con egregie dottrine, tenti di render migliore l’umana società, se il buon esito della impresa di lui non è prima scritto in quel gran libro del destino, che è il Thien-ming.7 Fin la giustizia è ad arbitrio di quel potere dispotico. Una volta un calunniatore riuscì ad eccitar l’animo del principe contro un innocente; un cortigiano andò da Confucio, gli disse il fatto, e aggiunse, che aveva modo di punire quell’uomo malvagio, e far sì che non recasse più danno ad altri colle sue calunnie. Confucio


  1. Mèng-tse, iv, i, ii, 1.
  2. Shih-king, iv, i, (ii), ii.
  3. Conf. Mèng-tse, i, ii, iii, 7; iv, i, i, 10; v, i, v, vi; — Lun-yü, xx, 1; — Cung-yung, xvii, 3; — Shih-king, iv, iii, iv, 1; iii, i, i, 4; iii, iii, iii, 7.
  4. Mèng-tse, ii, ii, viii, 2; — Shih-king, iii, i, iii, 7,
  5. Lun-yü, vi, 2; xii, 5.
  6. Lun-yü, vi, 8.
  7. Conf. Lun-yü, ix, 5, 3.