Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/40

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Analisi. 29

è l’Essere. L’Essere dunque nè sta fermo, nè si muove? È mai possibile pensar ciò? (p. 250 D).

Per veder di risolvere una tal difficoltà bisogna rifarci da un altro punto.

E vediamo se e come si possano predicare diversi nomi di una stessa cosa. Noi parliamo per esempio dell’uomo, e diciamo che è buono, che è bello, eccetera, eccetera; la cosa è una e i nomi son molti, e perciò vi sono dei poveri di spirito che si impuntano a volere che, non essendo possibile che l’uno sia molti e che i molti sien uno, non si possa dire l’uomo buono, ma solo l’uomo uomo e il buono buono, e niente più (p. 251 C).

Si propone dunque la questione della comunicabilità delle specie, la novità teorica per la quale il Sofista si segnala tra tutti i dialoghi platonici. Forse che le specie tutte sono insociabili tra di loro e perciò l’Essere non può essere attribuito nè al moto nè alla quiete, nè alcun’altra cosa ad alcun’altra? O sono tutte comunicabili tra di loro? O alcune sì ed altre no? Data la prima ipotesi non ci potrebbero essere nè lo stato nè il moto, poichè essa appunto li esclude dall’Essere; e analogamente si dica del resto: data la seconda il moto dovrebbe insieme stare e lo stato muoversi (p. 252 D): rimane la terza. E come delle lettere dell’alfabeto alcune possono combinarsi insieme nella parola e alcune no, e altre finalmente (le vocali) possono entrare da per tutto e servono anzi di legame tra gli altri elementi, così è delle specie o idee. Solo occorre anche qui scienza per distinguere quali consuonano tra loro e quali no, e se ve ne siano di quelle che si insinuino in mezzo a tutte (p. 253 C). Questa scienza è quella del classificare e coordinare, e chi la possiede sa che vi sono gruppi di cose che sono abbracciati da un’idea (specie in senso proprio), gruppi di idee abbracciati da un’idea superiore (generi), e così via.1 E chi sa distinguere secondo specie è il filosofo; e l’abbiamo scoperto prima del sofista, perchè egli si aggirava nella



  1. Cfr. nota a p. 253 D.