Pagina:Il diavolo.djvu/72

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64 Capitolo secondo

formato, e servirsene non altrimenti che se fosse il loro proprio. Non intendo qui parlare della possessione, di cui avrò a dire a suo luogo, e che i demonii esercitavano invadendo corpi tuttora vivi; ma della intrusione loro in corpi morti, che per loro virtù ostentavano le apparenze della vita. Dante fa dire a frate Alberigo de’ Manfredi che i traditori della patria, puniti nella Tolomea, hanno tal sorte, che mentre l’anime loro penano nell’ultimo fondo d’inferno, i corpi, governati da demonii, durano per un certo tempo nel mondo, ancora vivi in apparenza. Questa fu giudicata una ingegnosa fantasia di Dante, e non è. Cesario racconta la lugubre storia di un chierico morto, il cui corpo era animato e tenuto su da un diavolo. Questo chierico di contrabbando cantava con voce così soave che tutti in udirlo trasecolavano; ma un bel giorno un sant’uomo, dopo averlo ascoltato alquanto, disse senza smarrirsi: “Questa non è voce d’uomo, anzi è voce di un dannatissimo diavolo;„ e fatti suoi bravi esorcismi, forzò il diavolo a venir fuori, e quando il diavolo fu fuori, il cadavere cascò in terra. Tommaso Cantipratense racconta