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terreno a lui famigliare. Egli fe’ cenno del capo ad un giovane, alto e smilzo, coi capelli biondi (quello che avea fatto la poltrona di miss Davenne), il quale si fece avanti, e salutata la comitiva, diede una stretta di mano al dottor Antonio: atto di famigliarità, che richiamò solo a metà la usata smorfia in viso a sir John; perchè il Baronetto facendo un eroico sforzo, si vinse tanto da reprimerla per l’altra metà. Questa impressione spiacevole fu bensì presto cancellata dal modo quieto e pieno di rispetto col quale il giovane ebanista introdusse i visitatori nella sua bottega, larga sala dalle mura nude, ove trovarono un garzone che modellava una testa in creta.

— «Questo giovane,» disse il Dottore, «ha una decisa disposizione per la scultura; senza maestro ha già modellato delle teste, e persino delle figure intere. Sta per recarsi a Roma, ove una ricca e generosa famiglia di questo paese si è offerta pagargli le spese finchè vi studierà; e convien dire ch’io m’illuda grandemente, se il nome di Salvatore Revelli non diventerà fra pochi anni un nome onorato nella repubblica delle arti1. Anch’esso, questo alto soggetto,» continuò Antonio indicando in aria di scherzo l’ebanista, «se non fosse stata la sua ostinazione a rimanersi fitto nel Pantano, avrebbe potuto acquistar ricchezze e fama. — Ora fuori i vostri bei lavori, signore, se vi piace.»

Non era grande il numero de’ bei lavori — e a che serviva accrescerlo, se nemmeno si trovavano compratori ai già fatti? — tuttavia ce n’era più che a sufficienza per dimostrare l’abilità non comune e il buon gusto dell’artefice. C’era infatti qualche tagliacarta bellissimo, e alcuni portafogli riccamente adorni di delicatissimi e immaginosissimi ornati e figure diminutive; e tre tavole di squisitissimo lavorìo. E sopra una di esse trovavasi delineata una serie di figure rappresentanti i diversi costumi del popolo della riviera; e tanto mirabilmente, che Lucy esclamò:

— «Questa è opera egregia di un ebanista che sa non solo disegnar benissimo, ma è anche un coloritore di prima classe!»

— «L’amico mio,» disse Antonio, «ha tutto il merito della scelta e della composizione; ma in queste figure non ci

  1. Antonio fu davvero profeta. Revelli entrò subito nel numero dei giovani scultori delle più belle speranze in quel tempo. E la sua prima opera fu esposta in Genova nel 1849: bassorilievo rappresentante un episodio della vita di Colombo, fatto per il monumento dai Genovesi innalzato al loro gran concittadino.