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in massa. Se la necessità di sentire qualche testimone in mia difesa non appare dalla deposizione di costui, non apparirà mai più, perchè costui è l’unico denunziante contro di me nella pubblica discussione.»

La Corte si prepara a ritirarsi. Alzandosi Poerio in piedi, domanda la parola. Navarro mostrasi molto infastidito, e dà segni d’impazienza; ma Poerio sostiene il suo diritto, e reclama «dalla ben nota giustizia del Presidente il pieno esercizio della libertà di difesa.» Dopo alquanto di esitazione, il Presidente, che di già s’era alzato, risiede di bel nuovo, e l’accusato parla così:

«Signori. — Nell’interesse della mia difesa sentomi spinto a sottoporre a voi alcune poche domande, le quali naturalmente derivano dalla dichiarazione del delatore. Iervolino ha riconosciuto per suo l’infame documento da me presentato alla Corte; ma incapace di spogliarsi interamente della triste abitudine di mentire, ha mostrato dubitare se l’indirizzo fosse o no di suo carattere. Questo dubbio deve essere rimosso, e domando però alla Corte che nomini alcune persone abili in siffatte materie e commetta ad esse la cura di accertar legalmente, se il carattere di quel foglio sia lo stesso di quello che trovasi nell’indirizzo e sulla coperta. Nega Iervolino che verso la fine del maggio 1849 — tempo in che conobbi essere egli una spia pagata e un delatore — io lo cacciassi di casa mia; e asserisce anzi che continuò a frequentarla anche posteriormente. Io affermo, al contrario, che allora precisamente avendo letto a due onorevoli amici miei lo schifoso foglio qui esibito, in loro presenza gli imposi di mai più presentarsi in mia casa. È l’esame di questi due testimoni che io domando ora, essendo dalla pubblica discussione apparsa evidente la necessità della testimonianza. Di altre due domande devo anche sollecitare l’ammissione, delle quali lascerò pesare a voi nella vostra sapienza la stretta legalità e l’alta importanza.»

Il Presidente lo interrompe, ricordando che la sola deposizione di Iervolino ha occupato di già sei ore; e mostra desiderio pertanto che sia breve, e lasci le cose inutili.

Poerio risponde: — «Non è certo mio fallo se le complicate menzogne di Iervolino hanno prolungato la discussione. Quanto al metodo della mia difesa e alla scelta degli argomenti, prego mi si conceda di seguire i dettami della mia ragione, e di accordarmi ciò nonostante quella benevola attenzione che il vostro nobile zelo per la verità, onorevolissimo Presidente, e il rispetto non mai venuto