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un lato, affinchè potesse restarci la notte, se pur fosse necessario. — «Perchè,» esclamò sir John con dolente sospiro, «le notti sono ancor fredde: e non partiamo fra un’ora o due, il che non è sicuro, questi maledetti cristalli ci tratterranno tutta la notte. Ma domani,» continuò il Baronetto risolutamente, «domani, cristalli o non cristalli, saremo in via per Nizza.»

— «Di grazia, signore,» osservò John esitando, «si potrà lasciar qui tutta la notte sulla strada, carrozza e bagaglio con sicurezza?»

— «No di certo,» rispose il padrone. «Lasciatemi vedere: — in caso che ci abbia a rimanero, sarà meglio che vegliate nella carrozza con un paio di pistole.»

Avendo così accomodato la faccenda, se con grande soddisfazione personale di John noi non possiamo dire, sir John salì gli scalini di pietra che menavano al secondo piano, sua attual residenza, e si avviò alla camera di Lucy. Ma a mezza strada s’incontrò colla Hutchins; la quale, in punta di piedi, veniva a dirgli che la padroncina si sentiva invero debolissima, e aveva proprio allora chiuso gli occhi per cercar di dormire. Sir John, molto scontento della notizia, che confermava troppo bene il timore di essere trattenuto la notte, in quella dimora, si ritirò alla sua stanza. Tuttavia non s’era ancor fermato d’un quarto d’ora, che di nuovo uscì, scese le scale, e cominciò a passeggiare su e giù innanzi la casa, spingendosi di tratto in tratto fino alla porta esterna per gittare uno sguardo melanconico sulla carrozza. Un secondo tentativo per veder la figlia, essendo per le stesse circostanze mancato, l’infelice Baronetto fece una dozzina di giri su e giù per l’anticamera: e ritiratosi di nuovo alla sua camera, si lasciò andare sopra una sedia; e osservando l’orologio, esclamò: «Come mai? l’ore non corrono in questo maledetto paese?»

Eppure il tempo era corso, e aveva portato seco una fresca giunta alla provvista di malumore e d’incomodi di questo povero gentiluomo. Miserie della fragile umanità, anche di quella dell’uomo più altero d’Inghilterra! Sir John aveva fame, veramente fame; e se ne vergognava, se ne adirava, ed era spaventato dall’orribile necessità — necessità che si faceva ognor più sentire — di dover domandare da mangiare. Domandare da mangiare in quella casa! — assidersi a tavola sotto quel tetto! Era lo stesso che deporre le armi in faccia al nemico: era un rinunziare d’un sol tratto all’eroismo della sua situazione. Immaginatevi Attilio Regolo, appena di ritorno a Cartagine, prima d’ogni altra cosa ordinare un beef-steak! Sir John ebbe in mente