Pagina:Il mio Carso.djvu/112

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bene. Era una dolce pianta di timo. Snella, con un ciuffo lieve, odorosa. Tu l’hai strappata perchè non hai capito cos’era. Tu non l’hai capita, perchè sei un letterato. L’avresti radicata più fonda nella terra, nessuno più l’avrebbe potuta strappare. Potevi esserle dio. Ora marcisce. Nascerà nuova vita da essa. Vita? ma mille vermi e mille gramigne valgono la pianta di timo che hai fatta morire? Dio, perchè i buoni, perchè anche i buoni? Ma è dunque necessario alla vita che i suoi scompaiano perchè essa possa continuare? Così debole è la vita. Indifferente, senza legge. Muore anche il buono perchè anche il cattivo nasca. Nessuna legge. Non un buono per un cattivo: sarebbe legge. Buono o cattivo, buono e cattivo: ― ma queste son distinzioni nostre! Nell’universo non c’è legge. Regna ancora il caso, anche ora che è nato l’uomo e la volontà. Tu ti sforzi d’esser buono, ma la natura non ricava niente da questo tuo sforzo. Ma gli uomini sì, gli uomini! E, signori uomini, dopo gli uomini? dopo la vostra alta sapienza? L’universo nuovo sarà migliore perchè Dante ha scritto? I Prigioni di Michelangelo terranno sulle loro spalle la notte eterna perchè non fracassi la terra che gira intorno al sole, e il sole che gira intorno a Ercole, e Ercole che gira intorno. ― Intorno a che cosa? ― Ma tu uomo, tu che vivi e obbedisci alla tua coscienza, sapendo che non migliori niente, sei un eroe. Sei il tutto di fronte al niente. Dio tu sei.

Dio? ― Ma non potrebbe anche essere che tu vivi soltanto perchè ci sei abituato e ti secca provare l’ignoto? No, non facciamo storie grandi; vediamo semplicemente come stanno le cose. La vita è dopo tutto molto comoda