Pagina:Il mio Carso.djvu/77

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con amore la vita anche quand’essa è pesante. Bisogna obbedire al proprio dovere. Essi sono più intelligenti e più colti e più stanchi.

Forse io sono d’una città giovane e il mio passato sono i ginepri del carso. Io non sono triste; a volte mi annoio: e allora mi butto a dormire come una bestia in bisogno di letargo. Io non sono un grübler. Ho fede in me e nella legge. Io amo la vita.

Ma i discorsi d’arte e di letteratura m’annoiano. Io sono un po’ estraneo al loro mondo, e me n’addoloro, ma non so vincermi. Amo di più parlare con la gente solita e interessarmi dei loro interessi. Può essere che tutta la mia vita sarà una ricerca vana d’umanità, ma la filosofia e l’arte non m’accontentano nè m’appassionano abbastanza. La vita è più ampia e più ricca. Ho voglia di conoscere altre terre e altri uomini. Perchè io non sono affatto superiore agli altri, e la letteratura è un tristo e secco mestiere.


Dunque facciamo l’articolo. Da molto tempo sto zitto: è tempo di risbucare. Lapis rosso: 1, 2, 3, 4, 5...; le cartelle sono numerate e pronte. Accendiamo la sigaretta. Inchiniamoci sul tavolino per venerare il pensiero che gorgoglia, commisto all’inchiostro, giù dalla penna.

Lo sviluppo d’un’anima a Trieste. Comincio a scrivere; lacero; di nuovo, e altro strappo. Sigarette. La stanza si empie di fumo, e i pensieri si serrano come corolle al vespro. Inutile illudersi: non ho da dire niente. Sono vuoto come una canna.