Pagina:Il piacere.djvu/156

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sie con mani omicide e carezzevoli, affondandovi la fronte ancora grondante per la fatica dell’abbattimento e la bocca ancora amara delle profferte ingiurie. Egli era invaso da quella inesplicabile ebrezza che dánno a certi uomini d’intelletto l’esercizio della forza fisica, l’esperimento del coraggio, la rivelazione della brutalità. Quel che in fondo a noi è rimasto della ferocia originale torna al sommo talvolta con una strana veemenza ed anche sotto la meschina gentilezza dell’abito moderno il nostro cuore talvolta si gonfia di non so che smania sanguinaria ed anela alla strage. Andrea Sperelli aspirava la calda ed acre esalazion del suo cavallo, pienamente, e nessuno di quanti delicati profumi egli aveva fin allora preferiti, nessuno aveva mai dato al suo senso un più acuto piacere.

Appena smontò, fu accerchiato da amiche e da amici che si congratulavano. Miching Mallecho, sfinito, tutto fumante e spumante, sbuffava protendendo il collo e scotendo le briglie. I suoi fianchi s’abbassavano e si sollevavano con un moto continuo, così forte che pareva scoppiare; i suoi muscoli sotto la pelle tremavano come le corde degli archi dopo lo scocco; i suoi occhi iniettati di sangue e dilatati avevano ora l’atrocità di quelli d’una fiera; il suo pelo, ora interrotto da larghe chiazze più oscure, si apriva qua e là a spiga sotto i rivoli del sudore; la vibrazione incessante di tutto il suo corpo faceva pena e tenerezza, come la sofferenza d’una creatura umana.

Poor fellow! ― mormorò Lilian Theed.

Andrea gli esaminò i ginocchi per veder se