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― L’amo? Ed ella che pensa? E s’ella vien sola, le dirò io che l’amo? ― Godeva interrogar sè medesimo e non rispondere e interrompere la risposta del cuore con una nuova domanda e prolungare quella fluttuazione tormentosa e deliziosa a un tempo. ― No, no, io non le dirò che l’amo. Ella è sopra tutte le altre.

Si volse; e vide ancora, in sommo, nella loggia, nel sole, la forma di lei, indistinta. Ella, forse, l’aveva seguito con gli occhi e col pensiero fin là giù, assiduamente. Per una curiosità infantile egli pronunziò a voce chiara il nome, su la terrazza solitaria; lo ripetè due o tre volte, ascoltandosi. ― Maria! Maria! ― Nessuna parola già mai, nessun nome eragli parso più soave, più melodioso, più carezzevole. E pensò che sarebbe stato felice s’ella gli avesse permesso di chiamarla semplicemente Maria, come una sorella.

Quella creatura così spirituale ed eletta gli inspirava un senso di devozione e di sommessione, altissimo. Se gli avessero chiesto quale cosa sarebbegli stata più dolce, avrebbe risposto con sincerità: ― Obedirla. ― Nessuna cosa gli avrebbe fatto dolore quanto l’esser da lei creduto un uomo comune. Da nessuna altra donna, quanto da lei, avrebbe voluto essere ammirato, lodato, compreso nelle opere dell’intelligenza, nel gusto, nelle ricerche, nelle aspirazioni d’arte, negli ideali, nei sogni, nella parte più nobile del suo spirito e della sua vita. E l’ambizione sua più ardente era di riempirle il cuore.

Già da dieci giorni ella viveva a Schifanoja;