Pagina:Il piacere.djvu/235

Da Wikisource.

― 223 ―

premè l’indice su la bocca, per indicargli di tacere; senza guardarlo.

― Perdonatemi, ― egli disse, sopraffatto dalla commozione ― ma io non reggo più. È l’anima mia che vi chiama!

Una strana eccitazion sentimentale l’avea vinto; tutte le sommità liriche del suo spirito s’erano accese e fiammeggiavano; l’ora, la luce, il luogo, tutte le cose intorno gli suggerivano l’amore; dagli estremi limiti del mare insino all’umile capelvenere delle fonti, per lui si disegnava un sol circolo magico; ed egli sentiva che il centro era quella donna.

― Voi non saprete mai ― soggiunse, con la voce sommessa, quasi temendo di offenderla ― non saprete mai fino a qual punto la mia anima è vostra.

Ella divenne anche più pallida, come se tutto tutto il sangue delle vene le si fosse raccolto sul cuore. Non disse nulla; evitò di guardarlo. Chiamò, con la voce un poco alterata:

― Delfina!

La figlia non rispose, perchè s’era forse internata fra gli alberi all’estremità del sentiere.

― Delfina! ― ripetè, più forte, con una specie di sbigottimento.

Nell’aspettazione, dopo il grido, si udivano le due acque cantare in un silenzio che pareva ingrandirsi.

― Delfina!

Un fruscìo venne di tra i fogliami come pel passaggio d’un capriuolo; e la bimba sbucò dal folto dei lauri agilmente, portando tra le mani la paglia colma di piccoli frutti rossi che aveva