Pagina:Il piacere.djvu/280

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la voce della passione, audace e forte; una voce ch’io non gli conosceva.

― Voi mi amate, voi mi amate, voi non potete non amarmi! Ditemi che mi amate!

Il suo cavallo camminava rasente al mio. Ed io mi sentivo da lui sfiorare; e credevo anche di sentire su la guancia il suo alito, l’ardore delle sue parole; e credevo di venir meno per il grande orgasmo e di cadergli fra le braccia.

― Ditemi che mi amate! ― egli ripeteva, ostinatamente, senza pietà. ― Ditemi che mi amate!

Nella terribile esasperazione datami dalla sua voce incalzante, io credo che dissi, non so se con un grido o con un singulto, fuori di me:

― Vi amo, vi amo, vi amo!

E spinsi il cavallo di carriera per la via a pena tracciata nella densità de’ tronchi, non sapendo che facessi.

Egli mi seguiva gridandomi:

― Maria, Maria, fermatevi! Vi farete male....

Non mi fermai; non so come il mio cavallo evitò i tronchi; non so come non caddi. Io non so ridire l’impressione che mi dava nella corsa la foresta cupa interrotta dalle larghe macchie lucenti degli stagni. Quando in fine uscii su la strada, alla parte opposta, presso il ponte del Convito, mi sembrò escire da un’allucinazione.

Egli mi disse, con un po’ di violenza:

― Volevate uccidervi?

Udimmo il romore della carrozza avvicinarsi; e movemmo in contro. Egli voleva ancora parlarmi.

― Tacete, vi prego; per pietà! ― implorai,