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Proprio, io non so che follia mi prese. Stavo tutta attenta a spiare i passanti, con gli occhi pieni di lacrime. Se avessero calpestato le rose, mi avrebbero calpestato il cuore. Ed ero felice in quel supplizio; ero felice del vostro amore, del vostro atto delicato e appassionato, della vostra gentilezza, della vostra bontà... Ero triste e felice, quando mi addormentai; e le rose dovevan esser già moribonde. Dopo qualche ora di sonno, mi svegliò il rumore delle pale sul lastrico. Spazzavano la neve, proprio d’innanzi alla nostra porta. Io rimasi in ascolto; e il rumore e le voci continuarono fin oltre l’alba, e mi facevano tanta malinconia... Povere rose! Ma saranno sempre vive nella mia memoria. Certi ricordi bastano a profumare un’anima per sempre... Mi amate molto, Andrea?

E, dopo un’esitazione:

― Amate me sola? Avete dimenticato il resto, interamente? Sono miei tutti i vostri pensieri?

Ella palpitava e tremava.

― Io soffro... della vostra vita anteriore, di quella ch’io non conosco; soffro dei vostri ricordi, di tutte le tracce che forse vi rimangono ancora nello spirito, di tutto ciò che in voi non potrò mai comprendere e mai possedere. Oh, s’io potessi darvi l’oblio d’ogni cosa! Odo continuamente le vostre parole, Andrea, le prime prime parole. Credo che le udrò nell’istante della morte...

Ella palpitava e tremava, sotto l’urto della passione soverchiatrice.

― Io vi amo ogni giorno più, ogni giorno più!

Andrea la inebriò di parole soavi e profonde,