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La côte! La côte! ― si mise a garrire Don Filippo del Monte, imitando la voce stridula del bookmaker Stubbs.

La Ferentino col suo ventaglio rosso gli diede un colpo su la spalla. Ma la facezia parve buona. Le scommesse incominciarono. Come dal gruppo partivano risa e motti, a poco a poco altre dame e altri gentiluomini si avvicinarono per prender parte all’ilarità. La notizia della contesa si spargeva rapidamente; prendeva le proporzioni d’un avvenimento mondano; occupava tutti i belli spiriti.

― Datemi un braccio e facciamo un giro ― disse Donna Elena Muti ad Andrea.

Quando furono lontani dal gruppo, nel salone contiguo, Andrea stringendole il braccio mormorò:

― Grazie!

Ella si appoggiava a lui, soffermandosi di tratto in tratto per rispondere ai saluti. Pareva un poco stanca; ed era pallida come le perle delle sue collane. Ciascun giovine elegante le faceva un complimento volgare.

― Questa stupidità mi soffoca ― ella disse.

Nel volgersi, vide Sakumi che la seguiva portando la camelia bianca all’occhiello, in silenzio, con gli occhi imbambolati, senza osare d’accostarsi. Gli mandò un sorriso misericorde.

― Povero Sakumi!

― L’avete veduto ora soltanto? ― le chiese Andrea.

― Sì.

― Quando eravamo seduti accanto al pianoforte, egli dal vano d’una finestra guardava con-