Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/51

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Su i cruenti suoi campi più non freme
Di Marte il tuono; ma che val, se in pace
141Pur come in guerra si sospira e geme?

Prepotente rapina alla vorace
Squallida fame spalancò le porte,
144E chi serrarle le dovea si tace.

Meglio era pur dal ferro aver la morte,
Che spirar nudo e scarno e derelitto
147Tra i famelici figli e la consorte.

Deh sia fine al furor, fine al delitto,
Fine ai pianti mortali, e della spada
150Pera una volta e de’ tiranni il dritto!

Paghi di sangue chi vuol sangue, e cada;
Ma l’innocente viva, e dell’oppresso
153Il sospir, o Signor, ti persuada.

La Dea qui ruppe il suo parlar con esso
Le lagrime sul ciglio; e chi per questa
156Chi per quella fremea l’alto consesso,

Qual freme d’aquilon chiuso in foresta
Il primo spiro, allor che ciechi aggira
159I susurri forier della tempesta.