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Tal s’allaccia in senato la zimarra,
Che d’elleboro ha d’uopo e d’esorcismo;

cioè, il quale è o pazzo o indemoniato. Era comune proverbio tra i greci quando volevano significare che taluno era pazzo, che aveva d’uopo di elleboro: oppure, che bisognava mandarlo per l’elleboro ad Anticira.


Ivi


Tal vi trama, che tutto è parossismo
Di delfica manìa, ec.

La grotta nel tempio di Delfo, presso alla quale era il tripode da cui la Pizia pronunciava gli oracoli, mandava certe esalazioni, che avevano la proprietà di mettere in furore; per cui la Pizia, quando salivane, pareva quasi che presa fosse da epilessia. Nè primi tempi gli oracoli erano in versi.

Allude al suo rivale, il celebre improvvisatore Gianni. Le inimicizie di questi due poeti essendo note ad ognuno, non riuscirà discaro ai nostri lettori se ci dilunghiamo alcun poco su quel soggetto, tanto più che servirà a dar risalto ad alcuni tratti della presente Cantica.

Francesco Gianni nacque in Roma verso il 1760. Dotato dalla natura di una prepotente inclinazione per la poesia, ma povero e costretto per vivere all’arte del sartore, teneva sul banco il Tasso e l’Ariosto, che leggeva con avidità nei momenti d’ozio. Spinto non di meno dal medesimo suo genio, gittò via l’ago e le cesoje, e si diede alla professione dell’improvvisatore. I suoi primi esperimenti gli fece in Roma, dov’era accolto e cercato in tutte le belle brigate, nelle quali incominciò a fare amicizia col Monti. Verso il 1795 si recò a Genova dov’ebbe applausi straor-